Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/532

Da Wikisource.

•r>2o APPKNnia? si volgesse poscia a computar** \\/1 focalissi’ , e seriamente scrivesse la bestia a sette corna non altro essere che il romano pontefice? Chi avrebbe creduto che l’uomo per acutezza d’ingegno e per ampiezza di erudizione il più capace di illustrare 1 antichità e la storia , qual era il P. Arduino, dovesse ravvisar nell’Eneide il viaggio di S Pietro a Roma descritto da un monaco benedettino, creder le odi di Orazio opera di un Domenicano del secolo XIII , e la Divina Commedia di Dante parto di un Wicleffista vissuto nel secolo xv 7 E quant’altri potrei io ricordarvi, ne’ quali se il raro ingegno di cui eran forniti, fu sempre costante ed uniforme a se stesso, venne però in certo modo eclissato da difetti morali che ad essi non permisero l’ottenere interamente gli onori e le lodi che lor si sarebbon dovuti! E in ciò sembra quasi più infelice la condizione de’ sommi uomini che de’ mediocri; perciocchè in questi la stessa loro mediocrità li toglie allo sguardo degli invidiosi censori, e non lascia ravvisare difetti in coloro in cui 11011 ravvisano grandi virtù. Ne’ primi al contrario l’ammirazione che si ha de’ singolari loro talenti, risveglia l’invidia, e la rende ingegnosa a investigarne i falli; e quanto più chiara luce essi spargono, tanto più curiosamente se ne ricercan le macchie, e pur troppo è raro che alcuna non se ne scuopra. E a me appunto è grave, o signori , il dover questa sera sostenere l’odioso ufficio di rigoroso censore del carattere e della condotta di uno de’ più grand’uomini di cui si vanti l’Italia, c elie jie1 lasti