Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/334

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8’>8 E valga il vero: s’egli non avesse dissimulato , qual sia il punto ch’io in quel luogo prendo a provare, vedrebbe certamente il pubblico, quanto il sig. abate mi rimproveri a torto la pretesa mancanza di fede. Io dunque in quel paragrafo , che è il primo della quarta Dissertazione, prendo a dimostrare che Lucano e Marziale non furono i primi corruttori della romana poesia; onde è, eli’ io mi studio a dimostrare che fin dal tempo d’Augusto perdette non poco del suo lustro il Catulliano e Virgiliano candore. Pretendo altresì, che 1’abate Tiraboschi fa un salto da Catullo a Marziale, da Virgilio a Lucano: e che ne siegue da questo salto? che non incontrandosi che Persio anteriore a Lucano e Marziale, compariscano questi due Spagnuoli come i primi corruttori della romana poesia. In prova di ciò reco (p. 229) quelle parole del Tiraboschi: Lucano è il primo che noi vediamo distogliersi dal dritto sentiero, e poi quelle altre: Lucano e Marziale, come chiaramente si vede dai loro versi, vogliono andare innanzi a Catullo e Virgilio, e il loro esempio fu ciecamente seguito. Tralascio di nominare Stazio, Persio e Giovenale, perchè in quel luogo non vengono rappresentati dall’abate Tiraboschi come i primi corruttori 5 menti’ 1 egli concede gentilissima mente quel primo posto ai tre Spagnuoli, benchè Persio sia stato anteriore a Lucano e Marziale. Ciò si sarebbe visto più chiaramente, se l’abate Tiraboschi recate avesse con fedeltà le mie precise parole. Egli mi fa dire che il Tiraboschi ha scritto così per conservare all’Italia