Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/38

Da Wikisource.

5 Libito opere di esso abbiamo la spiegazione di un’antica tavola di marmo, in cui vedesi scolpito il Sole con altri simboli, e la spiegazione de’ sigilli di una zona che cinge un’antica statua, opera di molta e rara erudizione, la qual pur si vede nella confutazion da lui fatta dell’opinione di Jacopo Goffredo sulle Regioni suburbicarie. Ma di lui e delle altre opere da lui pubblicate io non dirò più oltre, perchè a lungo ne han ragionato il conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t.1, par. 1, p. ec-)? e ampiamente ancora il sig. Giangiuseppe Liruti (Notizie dei Letter. del Friuli, t 1, p. 198, ec.). Dell’opere di monsignor Giovanni Ciampi ni, che a questo luogo appartengono, si è già detto nel ragionare degli scrittori sacri, ove anche si è parlato di alcuni altri , da’ quali le ecclesiastiche antichità furono illustrate. E io perciò aggiungerò sol un cenno sui famosi Frammenti delle Antichità etrusche, pubblicati nel 1637 da Curzio In giurami, cbe affermò di avergli dissotterrati presso Volterra sua patria. Negli Elogi degf illustri Toscani, ove è stato inserito quello di questo scrittore morto nella fresca età di trentun anni nel 1655, si confessa (t. 3) ciò che da niuno mediocremente erudito si osa ormai di negare, che tai monumenti, su’ quali da alcuni menossi allora tanto rumore, sono falsi e supposti*, ma si adducono insieme diverse ragioni per dimostrare che all’Inghirami non deesi perciò la taccia d’impostore, ma che anzi dee credersi ch’ei veramente li ritrovasse, e che fosse ingannato dall’impostura altrui, chiunque questi si fosse. Il più forte