Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 2, Classici italiani, 1824, XV.djvu/393

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sua indole naturalmente pacifica, e vi troverà impugnato tutto ciò ch’egli ha detto nella sua Storia di poco onore alla letteratura spagnuola; e che in essa può leggere ogh uno eh’abbia occhi in fronte. Per risparmiargli però quel grave disgusto che pur troppo manifesta di provare nella lettura del mio Saggio, legga qui il compendio di ciò che non può negare di aver detto nella sua Storia, e ciò che non può negare di aver dissimulato. Egli dunque ha detto che la nazione Spagnuola concorse alla corruzione della letteratura italiana non meno nel secolo dopo Augusto, che nel 600 r—che i Seneca, Lucano e Marziale furono certamente quelli che all’eloquenza e poesia recarono maggior danno – che Lucio Seneca ebbe parte nella morte d’Agrippina , che fu un sordido adulatore, un avaro, un ipocrita, un millantatore – che Lucano è il primo che vediamo distogliersi dal buon sentiero— che in Lucano ogni cosa è mostruosa e sformata—-che un poeta de’ giorni nostri si vergognerebbe se fosse sorpreso col Marziale fra le mani – che gli Spagnuoli sono portati quasi per effetto di clima alle sottigliezze , e che perciò hanno avuto famosi scolastici, ma pochi celebri oratori e poeti – che il clima di Spagna congiunto ad alcune cause morali può contribuire assai al cattivo gusto – che ad onta de’ più gravi antichi testimoni, che dicono spagnuolo Quintiliano, potrebbe dirsi ch’esso nacque in Roma – che gli stranieri che frequentarono Roma dopo Augusto , e fra essi gli Spagnuoli, furono altra delle cagioni della