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DEGLI EFFETTI GRANDI DE’ MOTI PICCOLI. 5


Nel volume II. delle Memorie adottate dall’Accademia di Parigi v’è questa Istoria. Li 26. Maggio 1750. dopo una leggiera scossa di terre-


moto

    pezzi di cannone, o mortari, da sparare contro le nuvole procellose. Abbiamo inteso più d’una volta da’ nostri militari (dice il Cav. di Jaucourt Artic. Orage Encicl.) che lo strepito del cannone dissipa le procelle, e che non si vede mai gragnuola nelle Città assediate. Forse, dice, col mezzo di questa spezie di moto di undulazione che desterebbe nell’aria l’esplosione di molti cannoni sparati gli uni dopo gli altri, si potrebbe scuotere, dividere, rompere, dissipare una nuvola, o gruppo di nuvole, che cominciasse a fermentare, ec.

    Che i suoni forti, e gli spari imprimano un gran tremore nell’aria, capace di produrre effetti diversi dal suono, non possiamo negarlo, provandosi per esperienza, che per tal mezzo si guastano i vini nelle cantine, restano infrante le vetriate, e spaccate le muraglie; e qui sopra si è insinuato, che simili commozioni potrebbero produrre delle mutazioni d’aria quasi improvvise.
    Tutto quello però che dallo sparo del cannone, e dal rimbombo delle campane si potrebbe aspettare (prescindendo dalla forza spirituale delle Benedizioni, e considerandola come causa fisica) sarebbe d’impedire forse, che un nembo in quel luogo istesso non si formasse, o di squarciare una Tromba formata; questo è il più che si potesse sperare. E certamente sarebbe questo mezzo più valido, che non sia il Segno di Salomone usato a farsi dalla superstizione de’ nostri Marinari, con coltello a manico nero, tutto di seguito, pronunziando il primo Versetto dell’Evangelio di S. Giovanni. Ma che un tal rimbombo possa dissipare un nembo già formato, nè da vicino, nè da lontano, non è credibile.
    Quanto poi alle Gragnuole, s’è mostrato qui sopra, che il tremore contribuisce piuttosto alla formazione del gelo. Se nelle Città assediate cada gragnuola, o no, io non saprei dirlo: so bene, che nelle Città grandi, ove numerosissime, e grandissime campane di ogni sorte in caso di temporali suonate fanno un rimbombo terribile, per esempio in Padova, e in Venezia, vengono spesso e gragnuole, e uragani; del che abbiamo esempj in questi stessi giorni.
    Ma quello che spezialmente è da considerare, è il pericolo di attirare, suonando le campane, i fulmini nei campanili colla rovina delle fabbriche, ed uccisione delle persone. Essendo i campanili corpi isolati, elevati, per lo più di figura piramidale, con croce di metallo in cima: di metallo le campane, le corde che tengono i suonatori, di canape: tutto ciò è atto a provocare, e condurre i fulmini, non essendo questi altro che esplosione di fuoco elettrico, come si sa di recente, e si esporrà nella Terza Parte. Aggiungasi ora il tremore dell’aria eccitato col suono delle campane: questo senza dubbio determina più tosto la corrente dell’elettricismo da quella parte: perchè il suono forte col suo tremito fa nell’aria due effetti: fa soffregare tra loro le parti, e ne dirada la massa: il fregamento, come è noto, desta il fuoco elettrico: la diradazione lo chiama, diminuendo la resistenza dell’aria e il tremore in genere piuttosto unisce che disgregare. S’è veduto qui sopra gli esempj singolari de’ tuoni, de’ nembi, de’ fulmini, eccitati col batter il tamburo, col gittare un sasso in una caverna. Si è veduto lampeggiar le campane ad ogni colpo del battente, mentre si suonava per il Tempo di notte.
    Parlando del suono delle campane, nell’Istoria dell’Accademia Regia di Parigi 1719. è riferito questo fatto notabile. La notte dei 14— 15 del mese di Aprile 1718. vi fu un orrendo temporale nella bassa Bretagna verfo Brest, ove dopo varj giorni di pioggia, ed une notte di lampi continui, scoppiarono dei fulmini con tal fragore che atterrirono i cuori più arditi. La stessa notte 14. Chiese in vicinanza furono colpite dal fulmine, e in tutte queste si suonavano le campane: restarono immuni quelle, ove non si suonavano. Il popolo giudicando al modo suo, se ne prese alla violazione del Venerdì Santo, poichè cadeva a tal giorno, in cui le campane devono stare legate. Questa sola istoria basterebbe per provare il pericolo, che vi è nel suonare le campane, quando la nube procellosa è già arrivata sopra il luogo. Ma non passa anno, in cui non s’oda di simili disgrazie di campanili colpiti, di persone uccise dal fulmine.

    Si dirà dunque esser questo un pericoloso costume di suonar le campane nei temporali? Certamente che rispetto al fulmine, e alla gragnuola, non pare da dubitarsi. Tuttavia io non condanno un costume generalmente ricevuto: a fronte della inutilità, o anche del pericolo rapporto agli effetti fisici, v’è la considerazione degli effetti morali. Poichè 1. i Libri Rituali dichiarano, che in tempo di procella si suonano le campane per eccitare il popolo alle Preghiere. 2. Il suono delle campane in tal caso particolarmente esercita il vero suo uso, che è di avvisare il popolo: avvisa gli abitanti, o dei luoghi baffi, o chiusi nelle