Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/149

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capo viii. 137

adoperi meco sopra ogni merito, e sopra di quello che io ardisca sperare, nè dimandare.

3. Sii tu benedetto, o mio Dio, il quale, quantunque io sia immeritevole d’ogni bene, per la tua magnificenza e infinita bontà non resti mai di far bene pure agli ingrati, e a coloro che lungi sonosi dipartiti da te. Deh! tu rivolgine a te, e fa che siamo grati, umili, e divoti: poichè tu sei la nostra salute, tu la nostra virtù, e la nostra fortezza.


CAPO IX.


Che tutte le cose si hanno da riferire in Dio,

siccome in ultimo fine.


1. Figliuolo, io debbo essere tuo sommo, ed ultimo fine, se pur brami d’essere veramente beato. Da questa intenzione sarà ripurgato l’affetto tuo, il quale le più volte disordinatamente a se stesso, ed alle creature si piega. Imperciocchè se in qualche cosa fai tuo fine te stesso, di subito tu scemi in te, e arido ne diventi. A me dunque si debbono voler rife-