Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/18

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6 libro i.

de’ più gravi, non dovresti per questo tenerti migliore di lui, perciocchè tu non sai fino a quanto tu possi perseverare nel bene. Tutti quanti noi siamo fragili; ma tu nessun altro vorrai credere più fragile di te stesso.


CAPO III.


Della Dottrina della verità.


1. Felice colui, il quale la verità per se stessa ammaestra, non per mezzo d’immagini e di voci che passano; ma così com’ella è in se medesima. La nostra opinione e il nostro sentimento spesse volte c’ingannano e veggono poco. Che giova mai il gran sofisticare di cose arcane ed oscure, delle quali, per non averle sapute, non saremo condannati nel dì del giudizio?

Grande stoltezza è, che noi trascurate le cose utili e necessarie, a bella posta attendiamo alle curiose e dannevoli. Avendo noi gli occhi, non ci veggiamo.

2. Or che ci prendiam noi pensiero intorno a’ generi, ed alla specie?