Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/258

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246 libro iii.

CAPO LI.


Che noi dobbiamo adoperarci nelle opere minime,

quando manchiamo nelle maggiori.


1. Figliuolo, non t’è possibile di mantenerti sempre in uno ardente studio delle virtù, nè sempre durare nel maggior grado della contemplazione: ma ti fa alcuna volta mestieri, per la originale fiacchezza, di scendere al basso; e con tua pena, e contro voglia portare il peso della corruttibile vita. Infinattanto che porti questo corpo mortale, sentirai noja, ed angustia di cuore. Conciossia dunque che tu sii nella carne t’è forza dolerti spesso del carico della carne; non potendo agli esercizi spirituali, ed alla divina contemplazione intender continuo.

2. Allora ti torna bene di por la mano ad opere umili e materiali, e in sante occupazioni prender conforto; aspettar con ferma fidanza la mia venuta, e la superna visitazione; e comportar il tuo esilio, e l’aridità della mente in pazienza, finchè di