Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/285

Da Wikisource.

capo lviii. 273

proprio difetto nelle virtù, e quanto egli dalla perfezione de’ Santi sia lunge; che non fa l’altro, che della maggioranza, o minoranza loro contende. Meglio è pregare i Santi con divote orazioni e con lagrime, ed i gloriosi loro suffragi impetrare con umiliazione di mente; di quello che con disutile inquisizione quelle cose investigare di loro, che ci sono celate.

8. Essi bene, e ottimamente si contentano; così anche gli uomini sapessero fare altrettanto, e ritenersi da’ loro vani cicalamenti. Essi non si danno eglino lode de’ loro meriti, che niente di bene ascrivono a sè, anzi a me tutto; poichè io per infinito amore donata ho loro ogni cosa. Di tanto amore verso Dio, e di sì trabocchevol gaudio son pieni, che niente manca loro di gloria, e niente di felicità può loro scemare. Tutti li Santi quanto più sono in gloria elevati, tanto sono in se stessi più umili, e più mi stanno da presso, e sommi più cari. E però tu sai, essere scritto: che essi gittavano appiè di Dio le loro corone, e cadevano boccone dinanzi all’Agnello, e adoravano il Vivente ne’ secoli de’ secoli.