Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/37

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capo xiii. 25


2. Sono tuttavia spesse volte le tentazioni assai profittevoli all’uomo, comechè gravi sieno e moleste; perchè in quelle è egli umiliato, ripurgato, ed ammaestrato. Tutti i Santi passarono per mezzo a molte tribolazioni, e tentazioni, e ne migliorarono; ma quegli che non seppero sostenerle, si son fatti reprobi, ed apostatarono. Non v’è ordine così santo, nè tanto appartato luogo, che non vi si trovino tentazioni, nè avversità.

3. Non è l’uomo, finchè egli vive, affatto sicuro da tentazioni: perocchè in noi è quello, onde siamo tentati, da che fummo ingenerati di concupiscenza. Come una tentazione, o tribolazione dato abbia luogo, così tosto un’altra ne sopravviene; e sempre abbiamo che sofferire, avendo noi perduto il bene della nostra felicità. Molti procacciano di fuggire le tentazioni, e vi inciampano con più pericolo. Per lo solo fuggire noi non possiamo riportare vittoria; ma per la pazienza, e vera umiltà acquistiamo più forza sopra tutti i nemici.

4. Qualunque si guarda soltanto dal mal di fuori, nè sbarbica la radice, farà picciol profitto; anzi più presto