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74 CHIESE

Alcuni anni fa occorrendo alcune riparazioni alla cupola, vennero eseguite secondo il disegno del cavaliere Leoni, nella qual epoca fu abbellita nell’interno da un grandioso affresco di bellissimo effetto che tutta la ricopre, raffigurante le glorie del paradiso, dipinto dai signori Vacca e Gonin.

Vi si veggono quadri di Daniele Seyter, di Gio. Carracha, fiammingo, pittore del Duca di Savoia, del Cignaroli Martino, veronese, del Mareni, del Nepote, del Grassi.

Vi è sepolto l’architetto di Carlo Emanuele I, Ascanio Vittozzi da Orvieto, morto nel 1615.

Santi Martiri (Via di Dora Grossa). C.P. — Già appartenente ai Gesuiti; sacra ai Ss. martiri Solutore, Avventore e Ottavio. È la chiesa più sontuosa nell’ interno, più ricca di marmi, di stucchi e di bronzi dorati che sia in Torino. Fu cominciata coi disegni di Pellegrino Tibaldi nel 1577, nel qual anno Emanuele Filiberto vi mise la prima pietra. Il padre Pozzi da Trento, gesuita, ne aveva dipinto la vôlta sul declinare del secolo XVII, ed era, dicesi, una delle poche rarità pittoriche di Torino; ma guasta dagli anni, nel pulire e ringentilire di bella doratura tutta la chiesa, furono chiamati a ridipingere la volta Francesco Gonin e Luigi Vacca; i quali dipinti vennero divulgati con stampe ed illustrati dal chiarissimo signor avvocato Luigi Rocca. L’ altar maggiore è eretto sul disegno del Juvara. Degni di nota sono due grandi candelabri di bronzo che stanno dinanzi alla bella balaustra, pure di bronzo, dell’altare stesso. Le statue, scolpite in legno nelle nicchie della facciata esterna, sono del Borella : e ricordano un’arte quasi perduta tra noi. V’è osservabile la sagrestia, adorna pure di eccellenti lavori d’intaglio. Nella prima cappella, a sinistra di chi entra, vedresi il monumento del conte Giuseppe de Maistre, filosofo e scrittore.

Daniele Bartoli predicò in questa chiesa nel 1651; e Paolo Segneri vi fece la quaresima del 1663.

Vi era già in Torino, sul principio del secolo IV, una Basilica dedicata ai santi Martiri torinesi, a cui fu aggiunto un grandioso convento di Benedittini, che fiorì sino a che Francesco I, re di Francia, distrusse, nel 1536 tutti i popolosi borghi di questa città.

In essa, prima del 400, vi fu un concilio di molti vescovi e sacerdoti dell’Italia e della Gallia.

Nell’attuale chiesa si veggono dipinti dello Zuccari, del Guglielmi, del Taricco.

Nella vicina ricca cappella della congregazione de’ mercanti vi sono