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10 breve informazione storica

l’Alpi e il Po, ebbero da Giulio Cesare cittadinanza romana; e Torino il nome di Giulia. Dopo la morte di Giulio Cesare, l’imperatore Ottaviano Augusto (al cui tempo nacque Gesù Cristo) le diede il titolo di Augusta (Augusta Taurinorum), nome che conservò poi sempre sotto il governo de’ Romani, e che le vien dato anche tuttora da chi scrive latino.

Signoreggiante Cozio, tra Rocciamelone e Monviso (ond’ebbero quelle Alpi il nome di Cozie), sembra certo che Torino facesse parte di quel dominio.

Fu aggregata alla XII tribù del popolo romano. Possedeva teatro, circo, archi di trionfo, trofei militari. Il palagio chiamato delle Torri, è forse l’unica reminiscenza di Torino romana. Il padre degli Dei era detto custode della città: Jupiter custos augustae taurinorum.

Intanto la civiltà etrusco-romana faceva fiorire il territorio subapino. Le antiche arginature etrusche si prolungarono lungo l’alveo del Po, onde la palude si convertiva in prateria irrigua; e i romani cultori delle campagne le spargevano di viti, di olivi e di piante trasportate dall’Asia.

Ebbe Torino la parola del vangelo portata da S. Calimero, vescovo di Milano, e da S. Dalmazzo che bandì la legge di Cristo ai torinesi, agli stazielli, ai liguri, ai pavesi. Nel 397 o nel 401 si tenne in Torino un concilio di vescovi puramente italiani. Ma la vera storia de’ vescovi torinesi ha incominciamento da S. Massimo, che pontificò dal 415 circa, fin dopo il 452.

Ritolta Torino al romano imperio dai Longobardi, non si trova parola di duchi, se non nel 589, quando Agilulfo, duca di Torino, intervenne alle nozze della bella e savia Teodolinda, figlia del re o duca di Baviera, che andava sposa di Autari, re dei Longobardi, morto il quale sposò Agilulfo, che divenne re dei Longobardi. Altri duchi di Torino salirono quindi il trono stesso, a cui pareva servisse di scala il ducato di Torino. Scarse del resto sono le memorie intorno al dominio longobardico in questa città, caduto il quale gli successe quello de’ Franchi.

Carlo Magno mutò i ducati in comitati. L’ampiezza del comitato era maggiore del ducato; minore però la dignità, maggiore la dipendenza. La contea di Torino saliva fino ai gioghi dell’Iserano, del Moncenisio e del Monginevro, poichè quelle regioni alpine erano congiunte al regno d’Italia, mentre il ducato finiva alle chiuse di Val di Susa e a’ piè del Mombasso. Tra il levante e il mezzodì, la contea com-