Pagina:Torriani - La cartella n. 4, Cesena, Gargano, 1880.djvu/262

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258 una piccola vendetta.


— Sempre.

— Ma è una persecuzione! — esclamò la contessa. — Poi, accorgendosi che quel discorso misterioso non era di buon genere dinanzi all’altra visitatrice, ripigliò:

— Con questa signora possiamo parlare apertamente; è una mia intima e vecchia amica, sebbene sia giovane. — E presentò: — La signora Icchese, la signora Zeta.

Le due dame s’inchinarono, e si porsero la mano in atto di simpatia.

La signora Zeta era una donnina attraente, senza essere quel che si suol dire una bella donna. Era magra e piccolina; aveva due grandi occhioni intelligenti, una bocca espressiva, una fisonomia aperta, schietta, buona.

Vestiva con molta eleganza ma senza affettazione; portava il suo lusso colla noncuranza d’una gran dama; non era mai preoccupata di rialzare lo strascico per non sciuparlo,