Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/160

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con un rumore lievissimo sulla manica del suo abito di seta.

La guardavo negli occhi con tanta intensità, che leggevo le sue sensazioni; e credo d'aver compresa in quel momento l'impressione di intenerimento doloroso ed onnipotente, che produce sull'animo di una donna il veder piangere l'uomo che ama.

Non c'è ostacolo ch'ella non si senta capace di superare per quelle lagrime. Le dànno la forza, l'audacia degli eroi, una fede sconfinata nella propria volontà, ed una potenza proporzionata a quella fede. Le inspirano un tale fervore di carità per consolare quel cuore che piange, che tutto quanto fa sotto quell'impressione, - l'abbandono di sè che la degrada, l'adulterio che tradisce una famiglia, perfino la colpa, il delitto, - non sono che uno slancio d'amorosa pietà.

Accostò le labbra al mio orecchio e, sfiorandolo lievemente, sussurrò:

— Augusto, mi riconosci?

È strana la memoria chiara che m'è rimasta di quella mia attonitaggine beata. Mi ricordo l'esultanza indicibile che mi serpeggiò di dentro, ed il completo ed improvviso oblio d'ogni presentimento di morte. Ebbi un sussulto al cuore di vera esultanza, e se ne avessi avuta la forza, la mia gioia si sarebbe sfogata in una convulsione di risa, tanto era puro e giulivo il sentimento che provavo.

Ma non ebbi la forza di ridere, nè di parlare. Sorrisi appena, e misi tutta l'espressione del mio amore, della mia felicità, della mia gratitudine in uno sguardo insistente, appassionato.

E lei mi comprese; e, parlandomi sempre colla dolcezza