Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/174

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la mia caduta. Come lui, mi sono ribellato per aspirare a gioie divine; ed ho trovato il nulla.

Ero profondamente triste quando partii da Milano.

Tutto contribuiva a conciliare la malinconia. Erano soltanto le sei e mezzo, ed era già buio come a sera inoltrata. Cominciavano appena ad accendere il gas. Piovigginava, e le strade umide avevano anch'esse una tinta cupa che aumentava l'oscurità.

Allo scalo c'erano pochi viaggiatori, e mi trovai a viaggiare in un compartimento da solo. Guardava dallo sportello la campagna buia, la pioggia che mi sferzava il viso, la nebbia che imbiancava leggermente l'oscurità fredda della notte, e mi pareva che tutte quelle cose penose, fossero fatte apposta per opporsi alle mie speranze, e mi sembrava impossibile che l'Eva dovesse traversare tanta tristezza per venire a me.

L'avevo sempre veduta circondata non solo dagli agi della vita, ma da tutti i raffinamenti del lusso. Pensavo i suoi piedini delicati, le calzette color di rosa, le scarpine ricamate; e non potevo figurarmeli sul fango delle strade. Dicevo fra me:

— Ci saranno delle carrozze alla stazione di Lugano?

Ma le vedevo sfilare quelle carrozzelle sgangherate delle stazioni di provincia, a cui si rialza il mantice ed il parafango, ed intanto la pioggia entra di sbieco e inonda il grembo ai viaggiatori.

Ero smisuratamente contristato da quelle piccole miserie; e mi pareva che lei dovesse fare una colpa a me di quei disagi, che dovesse disprezzarmi in causa delle trivialità a cui le toccherebbe di discendere per causa mia.