Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/186

Da Wikisource.

in un salto l'Eva fu accanto a me, e stendendo le mani verso la lettera, mi domandò affannosamente:

— Mio Dio! Cos'è accaduto?

Non pensai a nasconderle nulla; non seppi mitigarle il dolore di quella notizia crudele, povera donna. Non avevo più testa; non capivo più nulla fuorchè la disgrazia di perderla; mi sentivo morire.

Avrei voluto avere il coraggio sleale di nasconderle la verità, di portarla lontano fin dove non potesse giungerle quella notizia. Ma la mia coscienza e la pietà di lei, furono più forti che l'egoismo della passione. Le abbandonai la lettera, e mi nascosi il volto piangendo.

Il triste presagio del mio cuore non m'aveva ingannato. Nel suo pensiero, nel suo cuore di madre, quella malattia prese proporzioni disperate. Vedeva la sua bambina moribonda, morta. Non pensò neppure un momento alla vergogna di tornare al marito che aveva abbandonato.

Che le importava la vergogna? Voleva rivedere sua figlia; si accusava d'averla uccisa; era ansiosa di partire; mi rimproverava d'essere lento a far preparare la carrozza; diceva che avrei sulla coscienza d'aver fatto morire la sua bambina, senza che avesse il tempo di rivederla.

Fu una partenza precipitosa come una fuga. La mia povera cara non ebbe più per me neppur una parola di tenerezza. Tutti i suoi pensieri, i suoi amori, le sue lagrime, erano per la sua bimba.

Soltanto a Como, al momento di separarci, mi gettò le braccia al collo e mi disse fra le lagrime:

— O Augusto, perdonami! Tu non sai che cosa sia esser madre. Ti amerò sempre, sempre. Sarò sempre