Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/59

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delle brave signore che andavano il mattino a rifare i letti al Buon Pastore. Pensai d'andare anch'io a rifare i letti dei vecchioni al Luogo Pio Trivulzi. Ma dopo un esperimento che feci sul mio, capii che avrei reso un cattivo servizio a quei poveri vecchi. Non m'hanno avvezzata a sfaccendare; non sono una buona massaia; sono un oggetto di lusso, un capitale male impiegato come la nostra villa di Regoledo, che ci costa uno sproposito a mantenerla, e non frutta nulla.

Allora andai da una mia conoscente, che è la filantropia incarnata. Ma non incarnata, come Cristo, in un bel giovane da far girare la testa alle Maddalene; è incarnata da mezzo secolo in una matrona, punto bella ed un po' pedante, che lascia le teste al loro posto e scampa alla passione.

Mi accolse come la pecorella smarrita che torna all'ovile, mi trascinò per tutta Milano nella sua carrozza, mi fece fare anticamera sui seggioloni duri dell'orfanotrofio, mi condusse dal dottor Pini, il quale, a titolo di rinfresco, mi fece vedere i rachitici meglio riusciti della sua collezione, e finalmente, dopo aver battuto a tante porte, come se fossi io che domandassi l'elemosina, ne risultò che il Pini m'inscrisse nella beneficenza della carta straccia, e la signora X.... mi accolse nel Patronato delle orfane povere.

Mi pareva d'esser cresciuta un palmo; ero gloriosa della mia doppia missione. Lungo la via, appena vedevo un signore con delle carte nella tasca del soprabito, provavo una smania d'andargliele a prendere per gettarle nel cesto della Filantropia senza sacrificî. Mi veniva voglia di raccogliere le