Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/120

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la vedevo rossa, e più pensavo: «Ecco; ha la febbre che la brucia di dentro». La condussi all'ospitale, ma non la vollero tenere; e mi dissero che bisognava nutrirla bene. Sempre carne e vino buono. Dove le potevo pigliare queste cose io? Lavoravo come un ciuco; tutto il giorno alla fonte a lavare, che mi si raggranchivano le gambe pel gelo; tutta la notte ad agucchiare, dormendo appena tanto da non morire; ma ci voleva altro. Quando passavo dinnanzi al caffè e vedevo dei giovinotti forti e robusti che mangiavano delle bistecche, mi sentivo tutto il sangue, tutto il mio sangue di madre, che ribolliva: e dover tornare a casa a darle della minestra di riso a quella poveretta! E così se n'è andata; l'ho vista morire ogni giorno un poco, finchè una mattina mi disse:

— Mamma, torna presto dalla fontana, perchè mi sento come se dovessi andarmene quest'oggi.

Anch'io lo sentivo, e mi si schiantava il cuore. Non andai alla fonte; andai dal parroco, e per quella volta non ebbi vergogna a dirgli che mi desse qualche cosa per fare un brodo a quella povera creatura cara.

Ma quando tornai colla carne, era già fredda. Neppure vederla morire, m'è toccato! Ah! se non fosse il pensiero di ritrovarla nel mondo di là....

— Non aveste mai una consolazione in tanti anni, che ci narrate sempre dolori? domandò la zia Giuliana.

— Mai! esclamò la Cocchina, coll'accento della verità. Poi, riprendendosi, soggiunse: