Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/155

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zio splendido e giocondo. La stiratora continuò:

— Bisogna anche dire che qui voialtri venivate al mondo in fretta e in furia, uno sulle calcagna dell'altro, come fate ora quando correte per la casa, e la vostra mamma, buon'anima, non aveva tempo d'uscir dall'uscio; mentre laggiù c'era un solo bambino, un po' infermiccio che stava seduto in una carriola, e non dava da fare a nessuno.

— Era quello lì della mia scuola? domandò Vincenzo che non poteva figurarsi quel ragazzo tanto lungo, seduto in una carriola da bimbo infermiccio.

— Era quello, rispose la Rosa. Lo avevano chiamato Vincenzo, come te, dal nome di vostro nonno. Come fu, come non fu, un bel giorno capitarono qui il signor Teodoro e la moglie, che non ci venivano mai, e presero il padrone alle strette, là nella stanza da pranzo, e gli fecero una scenata, che li sentivo esclamare e piangere fin fuori dall'uscio chiuso. Il fatto era questo: che il signor Teodoro, con quella smania di far le cose in grande, e di guadagnare grandi somme, si era arrischiato in una speculazione con un negoziante di Vercelli, aveva sottoscritto delle carte per avere denaro in prestito; poi era venuto il tempo di pagare; le carte erano lì che parlavano chiaro, e lui non aveva quattrini. E non c'era modo di uscirne: o pagare, o fallire.

— Che cos'è fallire? domandarono i ragazzi.