Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/163

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Si eccitava a quelle idee magnifiche e vane; rizzava orgogliosamente il capo, s'impettiva, gli brillavano gli occhi e si sentiva veramente felice, come se quei sogni fossero già avverati, ed egli fosse già il padre fortunato del primo diplomatico d'Italia.

Se per caso si trovava in possesso di una piccola somma, trascurava di pagare i debiti, di comperare le cose più necessarie, per portare un abito o un berretto nuovo a Vicenzino.

— Voglio che tu figuri bene, gli diceva contemplandolo; hai un grande avvenire, ma per raggiungerlo è necessario salvare le apparenze. Il mondo è leggiero, e ci bada molto alle apparenze. Voglio che t'ammirino fin d'ora, e che questi americani capiscano che non sei un ragazzo comune.

Vicenzino si sentiva intenerito da quelle dimostrazioni, e non osava respingere i doni del padre per timore di affliggerlo. Pensava:

«Povero babbo, mi vuol tanto bene che fa delle pazzie per me». Ed adorava quel padre puerile come un gran fanciullone ingenuo, che ha bisogno di molta indulgenza. Specialmente dopo la morte di sua madre aveva riportato su quell'unico parente tutto l'affetto del suo cuore.

Avrebbe voluto poter consacrare al suo idolo una stima pari all'amore.

Ma non poteva dimenticare il fatto delle ventimila lire.

Quando poi era tornato in Italia, quel pensiero aveva preso a tormentarlo come un incubo. Gli