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— Senza dubbio. Natal el pass d’un gall.

Questo era uno de’ suoi proverbi più infelici, perchè oltre la rima impossibile, aveva bisogno d’un discorso preparatorio per stabilire che il passo d’un gallo era la misura di cui s’era allungata la giornata a quell’epoca.

Mio fratello la chiamava il Giusti; e quando aveva bisogno d’una rima pe’ suoi infelici tentativi poetici, ricorreva sempre a lei.

Ma quei proverbi che ora mi fanno sorridere quando li ricordo, allora li udivo ogni sera, li sapevo, li avevo in uggia.

Il nostro capo di casa aveva un fratello di settant’anni, che gli pareva molto giovine perchè aveva undici anni meno di lui; egli veniva ogni sera a sedere per un paio d’ore dirimpetto al suo primogenito dall’altro lato del camino.

Quello parlava a monosillabi, e bisognava strapparglieli con una serie di domande. S’accontentava di starsene zitto contemplando il fratello, pel quale aveva una grande venerazione, e cogliendo il momento opportuno per impadronirsi delle molle che l’altro si teneva amorosamente tra le ginocchia, per picchiare un poco alla sua volta i tizzoni.

Qualche rara volta mancava. Era il solo avvenimento che introducesse un po’ di varietà nelle nostre serate.