Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/140

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mi narrò come mi avesse amata. Ed io pure gli narrai come allora l’avevo compreso. E fin che rimase nel mio cuore una piega da svolgere non cessai dalle confidenze.

«Mi disse che gli facevo male a parlare del mio amore per Max. Ma io avevo bisogno di parlarne; avevo bisogno di accusarmi.

«Giorgio era uomo di spirito. Checchè avesse nel cuore, non fece la menoma scena di gelosia. Parlò di Max come ne parlava sempre, con entusiasmo, colla più calda amicizia. Dissipò tutti i miei terrori.

«— Max non amava un’altra. Non vedeva più Vittoria. E non penserebbe mai a disprezzarmi per essermi trattenuta a Milano per lui. Max non era nè severo, nè formalista; guardava ai fatti, e nessuno conosceva meglio di lui, che io era un’onesta giovane. La sua mamma era in campagna sul lago di Como; egli c’era forse andato a passare una giornata, e per questo non aveva ricevuto il mio biglietto, e non era venuto.»

«Tutto codesto mi disse colla sua bella voce un po’ commossa, ed io ne ebbi profondo conforto.

«Si trattenne a lungo. Passò tutta la sera con me. Si parlava sempre del passato. E v’erano momenti in cui la sua bella voce mesta mi commoveva. Ed allora riprendevo a parlare di Max, ed esageravo il mio amore per lui con espressioni da romanzo. Ero