Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/88

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«— Perchè no? Cosa sono ora?

«— Siete.... un amico....

«— Più che un amico, Fulvia; lo sapete. Ma codesto non toglie ch’io sia anche il vostro maestro. Avete bisogno di studiare ancora, e molto.

«— Studierò da sola.

«— Non basta. Ma perchè non volete più studiare con me? Il vostro babbo non permette ch’io venga qui?

«Rimasi alquanto imbarazzata. Ma fu un momento. Io non ho mai compreso la vergogna della povertà nè la gloria della ricchezza.

«Gli presi la mano, e conducendolo alla soglia di quel salotto che era anche la camera da letto del babbo e dava accesso a due altre povere camerette, gli dissi:

«— Guardate. Questo è tutto il nostro appartamento. Siamo poveri. Non sapevate, quando mi diceste d’amarmi, che il babbo ed io eravamo poveri? Ecco perchè non posso prender lezioni!

«Egli mi abbracciò teneramente. Era commosso. Mi condusse al pianoforte e volle incominciare la lezione senz’altro. Io chiusi il piano. Allora mi prese le mani nelle sue, e con atto supplichevole mi disse:

«— Che pensate ora, Fulvia? Non sono il vostro fidanzato? Non ha da essere un giorno tutto comune