Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/45

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tini quando bolle l’uva. Poi un cortiletto quadrato. Volarono sul tetto due piccioni; senza allontanarsi però dalle grondaie e guardando giù, per scendere un’altra volta a beccare chi sa che tra le commettiture delle pietre.

Allora il Bichi chiamò Don Vincenzo. Sentirono smettere un armonio, che pareva in mezzo a parecchie stanze chiuse; e Don Vincenzo si affacciò a una finestruccia. Poi, come al solito, si mise a discorrere soltanto con il Bichi e a chiedergli perchè fosse andato fin lassù. Il Materozzi non se la prese; ma rispose prima dell’altro. Allora Don Vincenzo gli dette un’occhiata. Poi invitò il Bichi a salire in casa; dicendo al Materozzi, con una certa diffidenza:

— Vieni anche tu, se vuoi.

Dette la mano al Bichi, e toccò su la spalla il Materozzi. La sua camera era piccola e stretta, C’era in vece, più lungo e più largo del letto, un crocifisso i cui occhi pareva che guardassero sul guanciale. E, vicino alla finestra, uno di quei mobili che si possono aprire dinanzi quando si vogliono adoperare come scrivanie; con un tiretto che s’allungava a piacere e con tre piani di cassettini tutti eguali.