Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/526

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tuttavia rammentare un particolare, che può servire ad additarne una assai verosimile. Il Manzoni era stato sempre tormentato dallo spavento che potesse venir seppellito ancor vivo o non ben morto, e aveva perciò vivamente raccomandato ai suoi familiari di lasciarlo sul cataletto il più lungo tempo possibile. I familiari rispettarono scrupolosamente pur questa sua volontà. E perciò non fu concesso ai medici di procedere all’imbalsamazione se non dopo circa trentotto ore dalla morte. Egli aveva esalato l’ultimo respiro alle 6 e 15 della sera del 22 maggio, e quella macàbra operazione non fu iniziata se non alle 8.30 della mattina del 24. Un tale eccessivo ritardo, e il caldo grande di quei giorni, furon cagione che l’imbalsamazione non riuscisse perfettamente. Essa non terminò se non la mattina del 27: presenti i due medici curanti, e cinque altri. Operatore fu il dottor Pietro Ambrosoli. Il dottor Verga non può aver visitato il povero dilaniato cadavere se non tra il 24 e il 27 maggio. E dunque, davvero che a spiegare le larghe lividure sui fianchi di quel corpo, già più che avviato alla decomposizione, non si possa, o non si debba, ricorrere se non all’assurda ipotesi della brutalità d’infermieri immaginari? Un’ipotesi, peggio che sconveniente, sacrilega; e peggio che inopportuna, superflua.


Poscritto1. — Sono nemico delle polemiche, e ho in uggia le repliche e le controrepliche; ma questa volta mi incombe quasi l’obbligo di fare due brevissime chioserelle alla replica del Barbiera alle mie osservazioni circa i pretesi maltrattamenti che immaginari infermieri avrebbero inflitti al nonagenario moribondo. Occorre proprio che ogni dubbio e ogni equivoco sia dissipato. C’è troppo sacra la

  1. Il Barbiera rispose alle mie osservazioni, nel Corriere della Sera del 7 febbraio 1911; così che io fui costretto a riprender la parola, nello stesso giornale, il 9 febbraio. La replica è appunto questo Poscritto, che intitolai Ancora del Manzoni maltrattato, e diressi in forma di lettera al direttore del giornale.