Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/334

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atto primo.— sc. i. 329

E retto impero: e mentre io raccapriccio
Di sua fierezza, forza è che l’onori
Pel gagliardo suo senno, e questo io segua.
Giovanni.Del gagliardo suo senno insuperbia;
Gliel ritoglie il Signor
Erode.                                        Di giorno in giorno
Più incerta appar ne’ suo divisamenti,
Più spaventata sul passato ed ansia
Circa il presente ed il futur. D’ammenda
Con penitenti lagrime talvolta
A me favella, e trema al popolare
Vociferar d’un prossimo Messia,
Da cui debba esser giudicato il mondo;
E te, che precursor dell’Aspettato
Chiaman le turbe, or consultar desia.
Possente sul tuo labbro è una parola
Di sapïenza ch’a ogni cor s’apprende:
Erodiade la invoca.... ed io la invoco.
Ma....
Giovanni.          Patto assegni, e udire il vero aneli?
Erode.Patto assegno un: pietà della infelice.
Non aumentare i suoi terrori. Intesi
Esser severa tua dottrina, e spesso,
Tal che discepoli ti si faccia, a crudi
Sacrifici del cor venire astretto.
Giovanni.Sacrifici del core inevitati
Impon virtù. Non d’una scuola io maestro
Son, ma la voce dell’eterna scuola.
Pace non v’ha pel reo, se d’esser reo
A ogni costo non cessa. A voglia mia
Espïamenti stabilir non posso:
I voluti da Dio parlo alla terra.
Erode.Allor con Erodiade il tuo colloquio
Soltanto assentirò, che cieco zelo
Non ti strascini a lacerar quell'alma
Già troppo afflitta. Che a lei dire intendi?
Giovanni.Nulla, od il vero, e tutto il ver.
Erode.                                                  Qual fia?


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