Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/357

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352 erodiade.

Le tribù de’ tuoi ladri al rïacquisto
Di questa donna mia scotesser l’aste,
Le affronterei senza spavento; ed ove
La moltitudin lor palma s’avesse....
Di questa donna troverían vestigio?»
Messo.La sua vita minacci?
Sefora.                                        A tale intento
Dalle paterne tende io son fuggita.
Pegno allo sposo di salute io venni.
Cessi dall’armi il padre, o pria che avversa
Al mio consorte, troverammi estinta.
Messo.— «O re di Galilea,» dice il mio sire,
«La generosa di mia figlia insania
Ad espiar son pronto. A me tal pegno
Restituisci, e in vece sua ti dono
Quanti captivi hanno in mie tende albergo.»
Erode.Non fia.
Messo.          — «Lucro maggior la figlia mia,»
Dice il mio sir, «non può recarti. Amata
Non è da te. Perchè vuoi tu al fremente
D’Erodiade cospetto oggi ritrarla?»
Sefora.Sefora dice al genitor:— «Deh! l’ire
Estingui, o padre. Or dello sposo a fianco
Senza rivali la tua figlia è assisa.
Il re m’accolse con amor. Felici
Giorni novelli accanto a Erode, e solo
Accanto a lui, felici giorni io spero.»
Messo.Oh! che di’ tu? Erodiade....
Sefora.                                             Ella è sgombrata.


SCENA V.

ERODIADE con sua Figlia e detti.


Erodiade.Erodiade ritorna, o traditori!
Sefora.Oh cielo!
Erode.                    Tu? che ardisci? onde?
Erodiade.                                                  Ritocco,