Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/398

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atto primo. — sc. IX. 393

Vuoi tu fermezza dar? Moro costringi
A benedirti ancor; traggilo a forza
Fra i difensori tuoi; digli che grazia
Al suo amico tu fai dannato a morte,
Purch’ei gl’imposti giuri omai ti presti.
Arrigo.Inutil prova! E pur....
Anna.                                        Sol questa volta,
Deh! segui il mio consiglio. Oh, se sapessi
Come l’universale abborrimento
M’avvelena ogni gioja! E quando mesta
Anna tu vedi e il suo dolor ti crucia,
Sappi, o sir, che invincibile una forza
V’è nell’anima sua che la tormenta,
Dicendole: «Infelice! odiata sei,
Odiata sei da’ popoli!» — Oh quant’io
Nel concetto di tutti ambirei fama
Di pacificatrice e di sincera
De’ buoni amica! Da te stassi, Arrigo,
Che questa nobil fama Anna gioisca.
Il vuoi tu, signor mio? Sì; l’occhio tuo
Di tenerezza brilla; a me trionfo
Quegli sguardi promettono.
Cromwell.                                                   Signore....
Arrigo.Sentenza oggi di morte io non soscrivo.
La prova ch’Anna mi propon s’adempia.
Vanne, o Cromwello, a Moro. A lui palesa
Che pel vescovo reo pregar clemenza
La regina degnò. Digli che pronto
Sono a sottrar dalla mannaja il capo
Di quel fellon, solo ad un patto.
Cromwell.                                                   Quale?
Arrigo.Che Moro giuri alla riforma ossequio,
E il mio divorzio e le mie nozze approvi.
Anna.Oh me felice! Amata io son da Arrigo.1
Cromwell.Insensata! Che fia di lei, di noi,
Se un mortal qual è Moro in grazia torna?2

  1. Parte col re.
  2. Parte.