Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/413

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408 tommaso moro.

L’alterissima testa. Ahi! ma con sua
Prosperità misti verranno indegni
Amari frutti del presente tempo.
Vita lo scisma, e collo scisma avranno
Civili odii, e calunnie, e smembramenti
Infiniti di culto, e prolungata
Disuguaglianza de’ più sacri dritti,
E, chi sa? da tai germi, un dì, rovina!
Arrigo.Pusillanimi accorre uomo di stato
Non dee temenze.
Moro.                                   Escludere non dee
Rilevanti temenze e ragionate.
Che s’elementi io veggo alla futura
D’Inghilterra grandezza, e presagirla
Possiam fin d’or, non però veggo come
Sien fra questi elementi ingiuste leggi,
Rie persecuzïoni, e novo culto
Predicato col ferro.
Arrigo.                                   Audace molto
Sempre favelli.
Moro.                         Schietto ognor favella
Al prence suo chi l’ama; e cangiar mai
Per terrore di carcere o di morte
Non potrei di linguaggio anzi ad Arrigo.
Menzognere lusinghe e sventurate
Passioni v’acciecano. Riforma
Non è questa che oprate; ell’è implacata
Guerra a color che contraddirvi osaro
Quando a voi disgradò dell’infelice
Caterina l’amor; quando l’amore
D’Anna (ahi ben più infelice dell’espulsa!)
Troppo del vostro core ebbe trïonfo.
Arrigo.Non proseguir. Così rimerti, ingrato,
D’Anna gli uffici generosi?
Moro.                                                       Onore
Alla pietà di questa donna! onore
All’amistà che conservar degnossi
A mia mesta famiglia! onore al suo