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108 ESCHILO

alla nave battea col bronzeo rostro.
Fu d’un navile ellèno il primo cozzo,
e sfracellò d’un legno di Fenicia
tutti gli aplustri; e nave contro nave
chi qua chi là dirigono le prore.
La gran fiumana dell’armata persa
resse da pria. Ma poi che la caterva
dei legni nello stretto era stipata,
né luogo avea reciproco soccorso,
anzi l’un l’altro con i bronzei rostri
si percoteano, gli ordini dei remi
franti furono tutti; e i legni ellèni
accortamente l’investiano in giro.
Rovesce andaron le carene: sotto
i frantumi dei legni, e sotto i corpi
insanguinati, scompariva il mare,
spiaggia e scogli eran colmi di cadaveri;
e quante navi avean le schiere barbare,
facean forza di remi, a sconcia fuga.
Ma, come tonni, o come pesci in rete
già stretti, gli altri con troncon’ di remi,
con le schegge e i frantumi, li colpivano,
li sbranavano: e gemiti di morte
e trionfal clamore empieano il pelago,
sin che li ascose de la notte il volto.
Ma dir non ti potrei tutta la piena
delle sciagure, pur se il mio racconto
durasse dieci anni continui. Sappi
bene questo, però: che sí gran numero
d’uomini in un sol dí mai non fu spento.