Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/36

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AGAMENNONE 33

dei ritardi funesti, dei digiuni,
dei mali approdi, delle sperse genti,
dei legni e delle funi
165sterminio, eterne l’ore
rendendo, con l’indugio distruggevano
dell’esercito il fiore.
E il profeta, un riparo
contro l’ira d’Artèmide
170piú grave dell’amaro
turbine disse ai principi:
cosí che, nello schianto,
gli scettri ambo gli Atridi al suol percossero,
piú non frenando il pianto.

Antistrofe IV
175E il maggior dei due principi
tai detti profferia:
«È duro fato se il responso io spregio;
e duro fato è se la figlia mia,
se di mia casa il fregio,
180sopra l’altare sgozzo,
e le mani paterne entro i virginei
rivi di sangue insozzo.
Or, quale è dei consigli
scevro di male? Frangere
185l’alleanza, e i navigli
disertare? — Oh!, con furia,
nelle virginee vene
il rimedio si cerchi, onde si plachino
i venti; e sia pel bene!»

Eschilo, II ― 3