Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/173

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noi questa fiera abbiam predato, abbiamo
dilacerate le sue membra. Ov’è
il vecchio padre mio? S’accosti. Ov’è
il figlio mio Pentèo? Prenda una solida
scala, e l’appoggi ai muri della reggia,
e questo capo del leone, ch’io
trafissi in caccia, sopra il fregio infigga.
cadmo
seguito da servi che portano su una barella i resti sbranati di Penteo.
Seguitemi, portando questo misero
carico di Pentèo, servi, seguitemi
presso alla casa, dove il corpo io reco,
che ritrovai, con mille e mille stenti,
disfatto in brani, né un sol brano presso
l’altro, del Citerone fra i recessi.
Com’io ponevo entro le mura il piede,
col vegliardo Tiresia, fra le Mènadi,
alcuno mi narrò l’insana furia
delle mie figlie: ond’io, tornato al monte,
il figliuolo cercai, da quelle ucciso.
Ed Ino ed Autonòe vagolar vidi
fra i querceti, dall’estro ancora invase:
d’Agave alcun mi disse che l’aveva
qui spinta Bacco; e non mi disse il falso:
ché innanzi a me la scorgo. Ahi, fiera vista!
agave
O padre, molto glorïarti puoi,
che generasti valorose figlie