Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/7

Da Wikisource.
4 EURIPIDE

ché il santuario era, come dicemmo, abbandonato da lungo tempo, e sconsacrato; e perché presso i Greci, almeno nei tempi storici, anche nel piú furioso e selvaggio scatenamento delle passioni, nessun vincitore aveva mai poste condizioni per la restituzione dei cadaveri. Ma i Beoti tennero duro; e li restituirono solo diciassette giorni dopo, quando, in una seconda battaglia, ebbero sconfitti gli Ateniesi. E così, per diciassette giorni le salme rimasero abbandonate ed esposte alle fiere e alle intemperie. Tutti questi fatti sono esposti da Tucidide (IV, 97-101).

Da questi luttuosi eventi Euripide trasse ispirazione per le Supplici. Ma non seppe né volle, come pure avevano osato Frinico ed Eschilo, portar senz’altro sulla scena i veri avvenimenti; e preferí adombrarli in un fatto mitico, che li ricordava assai da vicino.

Narrava la leggenda che, dopo il vano attacco dei sette duci contro Tebe, i Tebani, vincitori, avevano anch’essi rifiutate le salme agli Argivi. Allora il re d’Argo, Adrasto, si era recato in Atene, a supplicare il re Tesèo. E qui la leggenda si biforcava. Secondo alcuni, Tesèo avrebbe indotti i Tebani con argomenti: secondo altri, li avrebbe costretti con la forza.

Eschilo, nei suoi Eleusini, avrebbe seguita la prima versione, Euripide la seconda: e a ciò, oltre che il desiderio di far cosa differente da Eschilo, dové certo indurlo il momento politico.

E s’intende bene con quale accorata partecipazione il popolo d’Atene dové seguire la rappresentazione di eventi che risalivano all’età mitica, ma che sembravano d’oggi. Quando sulla scena si videro giungere i miserandi avanzi degli eroi te-