Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/11

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8 EURIPIDE


                              Presso il figlio ardisci
giacer d’un uomo che il tuo sposo uccise,
e figli procrear dall’assassino.

La rampogna trova consenzienti noi, e trovava certo consenzienti i contemporanei d’Euripide. E allora, si potrà domandare, perché Euripide ha rievocato questo particolare, che non accresceva simpatia ad una figura che egli voleva pur dipingere simpatica? Forse per la sua tendenza, altre volte rilevata, a gittar qualche ombra anche sulle figure piú belle. O forse, qui, per uno scopo affatto contrario. Tutti gli spettatori sapevano dalla leggenda, diffusissima, che Andromaca era andata sposa a Neottolemo, e la biasimavano in cuor loro di non aver preferita la morte. Facendogliene qui infligger biasimo, e da un personaggio odioso, si compieva in qualche modo una catarsi. Del resto, in ogni suo detto, in ogni sua opera, Andromaca è figura quanto mai nobile ed elevata.

E simpaticissimo è Peleo. Troppo crude e brutali possono sembrare alcune sue espressioni contro Ermione; ma le assolve la loro essenziale giustezza, e la disumana crudeltà della figlia di Menelao. Del resto, si dimostra pieno di coraggio e di generosità. E dal suo reale eroismo e dalla sua tarda età riesce scusato, e quasi simpatico, quel pizzico di fanfaronaggine che dimostra un po’ in tutte le sue parole, e massime al momento di lasciar la scena.

Oreste è poco piú che una macchietta. Ma non sfuma, neanche lui, nel generico. È un tristo e un debole, che, non potendo farsi giustizia con la forza, se la fa con l'astuzia e con la frode, e cinicamente se ne vanta. Non fantoccio, dunque; bensí carattere, che qui è in abbozzo, ma che potrebbe avere sviluppo drammatico. Caratteri simili ne abbiamo avuti, e frequenti, sulle scene moderne.

Concludendo, non caratteri di grande sviluppo, né di alto