Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/72

Da Wikisource.

AIACE 45



Aiace si leva e si avanza sulla scena.
aiace
Ahi, ahi, chi mai creder potrà che tanto
alle sciagure mie potesse il nome
mio convenire? Ed ora, invece, due,
tre volte far ne debbo lagno: in tanti
mali mi trovo. Ché salpò mio padre
da questa terra Idèa, recando in patria
coi piú eccelsi trofei gloria purissima;
ed io, suo figlio, a questo suol medesimo
giunto, che di valore a lui non cedo,
che non men grandi opre compiei, perduto
son fra gli Argivi, a fine d’ignominia.
Eppure, ciò credo saper: se vivo
dovesse Achille aggiudicare, in premio
del valor, l’armi sue, nessuno, invece
di me le avrebbe avute. Ora, gli Atrídi
un uomo reo d’ogni empietà compiacquero,
la virtú mia spregiarono. Ma se
queste pupille mie, se questa mente
di senno priva, dal disegno mio
non mi sviava, contro niun degli uomini
non darebbero piú giudizio iniquo.