Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/126

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116-143 LE TRACHINIE 123

lo so, come usignuolo
gemebondo pel duolo,
mai non placa la brama
negli occhi senza lagrime;
ma ricordo ansïoso — dell’errabondo sposo
nel cuor suo sempre è desto;
e nel deserto talamo si strugge, e attende, grama,
un destino funesto.

Strofe II
Perché, come molteplici
di Noto, oppur di Bora, infaticabili
flutti sul vasto pelago
che giungon puoi veder, che s’accavallano:
cosí, colma di pene
la vita, ora travaglia
Il figliuolo di Giove, or lo sostiene,
come il mare di Creta. E alcun dei Dèmoni
lungi l’uomo su cui biasmo non cade
tien dalle case d’Ade.

Antistrofe II
Perciò, dandoti biasimo,
reverenti parole, eppur contrarie
io parlerò. Distruggere
la buona speme tu non devi: agli uomini
vivere senza lutto,
neppur consente il figlio
di Saturno, che a fine adduce il tutto.
E sugli uomini sempre s’avvicendano
gioia e dolor, come in volubil corsa
van le stelle dell’Orsa.