Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/154

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648-672 LE TRACHINIE 151

LICA
Che debbo fare? D’Enèo figlia, dimmelo,
ché troppo a lungo già durò l’indugio.
DEIANIRA
Cura di ciò mi davo appunto, o Lica,
mentre alla straniera in casa tu
stavi parlando, perché tu recassi
questo peplo sottil, delle mie mani
dono, al mio sposo. A lui porgilo, e digli
che nessun dei mortali alle sue membra
deve prima di lui cingerlo, o raggio
di sol vederlo, o santuario, o vampa
di focolare, innanzi ch’ei, nel dí
che s’immolano i tori, innanzi a tutti
surga, e lo spieghi dei Celesti agli occhi.
Ché un voto io feci: che, se un giorno a casa
lo vedessi tornar salvo, o notizia
pure ne avessi, di novella tunica
degna lo coprirei, sí ch’egli, nuovo
al sacrifizio, vesti nuove avesse.
E un segno ne addurrai tu, che di questo
sigillo impresso nella cerchia, a lui
parlerà chiaro. Or vanne; e pria la legge
osserva; e poi che messaggero sei,
non andare cercando oltre; e la grazia
sua, poscia fa’ che con la mia concorra,
e semplice non sia piú, bensí duplice.