Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/19

Da Wikisource.
16 SOFOCLE 162-184

Niobe, infelicissima io te reputo Dea: ché nel recesso
delle rupi funereo
piangere è a te concesso.
coro
Strofe II
Non te sola fra gli uomini,
figlia, il dolor colpia,
ch’or te preme su tutti i consanguinei.
Ché non Ifigenia, non Crisotèmide
soffrono le tue pene,
né quei che gli anni giovani
vive in segreto cruccio5,
e pur beato: poi che, quando a queste
plaghe il Cronide lo addurrà, Micene
accoglierà, com’egli giunga, Oreste.
elettra
Senza figli né sposo attendo, o misera,
e l’attendere tregua non ha mai:
soffro, molle di lagrime,
il mio destino d’infiniti guai:
ei quanto sa, quanto soffri, dimentica.
Qual novella di lui non fu bugiarda?
Ché sempre desiderio
ha di tornare in patria, e sempre tarda.
coro
Antistrofe II
Fa’ cuor, fa’ cuore, o figlia!
D’Olimpo ancora ha il regno