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136 ii - angoscia doglia e pena



Nifo e Socrate.

Nifo. Che cosa è donna?
Socrate. Astuta volpe, che sempre l’uom snerva,
e, dove il piè non può, porta l’ingegno.



Biondo. Invero giá mi pare che ’l mio maestro sia diventato di natura d’uno idropico, il quale quanto piú beve, tanto piú disia di bevere. Né altrimente quanto piú ode il Nifo delle definizioni della mia, vostra e di ciascuna donna, tanto piú disia de intendere che da Socrate gli sia diffinita maggiormente. Imperò, non essendo satisfatto di alcuna delle sopradette ragioni, da nuovo dimanda: — O Socrate, dimmi per grazia che cosa è donna? — Pertanto il savio vecchio, desideroso de satisfarli, non dice che la donna sia la candida cerva, nè mansueto agnelo, ma dice che gli è l’astuta volpe. Perciò la donna essendo assimigliata alla fetente volpe, convien che noi vediamo che animale è la volpe e di che natura, perché cosí conoscerete perché la donna è chiamata «volpe astuta». Sí che sappiate voi, amanti, che fate professione d’imprudenzia, che si legge nel libro De natura delle cose che la volpe è uno animale puzzolente per la bocca mentre che ’l vive, e nel punto de la morte puzza cosí dietro come dinanzi. Pertanto la donna, essendo tale, merita essere chiamata «volpe astuta», perché non mai si sente maggior puzza della bocca d’una volpe, che vi si sente dalla bocca d’una donna iniqua. Percioché ogni sua parola esse col fiato piú puzolente, che non vi è il fiato dil detto animale. Conciosiaché ’l suo fiato non amaza nè offende tanto l’uomo, quanto offende e amaza quel de la donna, e perciò meritamente la donna è chiamata «volpe», essendo astuta come la volpe. E l’astuzia del detto animale è tale, quando il tasso esse del suo fosso: perché la volpe subito poi vi entra e vavi del corpo,