Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/178

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172 ii - angoscia doglia e pena


piú selvagia di qual vòi animale salvatico». Altrove: «La donna, il fuoco ed il mare son tre pericoli». Altronde: «La mala donna gli è il veneno di uno aspide». Altrove: «La crudeltá di una lionessa gli è equale a quella della donna». Altrove: «La donna in ogni loco gli è la presente tristezza». Altrove: «La donna, ornata di argento ed oro, gli è la feze odiata». Nondimeno io trovo che la donna agli uomini è un male deletabile, un dolore comportabile ed una ruina tolerabile. Pertanto, contemplando io la mia donna essere ornata di tute le dette virtú e costumi, poiché io cognobi essere contraria al viver mio, non potendo far altro che soportarla in pazienzia, che giá avanzava ogni religione, desiderava che ella almeno fusse muta per gli affanni e tormenti non dil corpo frale, ma de l’animo celeste. E, mentre che odo le pardi del cieco nato, mi parve di udire che Nifo dimandasse il savio vecchio del fatto del matrimonio. Imperò egli, desideroso di sodisfare al mio maestro, in questo modo cominciò dire.