Pagina:Trattato de' governi.djvu/139

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Ma perchè in tutte le scienze e arti il fine è cosa buona e ottima, però infra tutte l’arti e scienze è ottimo il fine dell’arte principalissima: e questa è la civil facoltà. E il bene civile è tenuto cosa giusta. E giusto non è altro, che l’utile publico; e a ognuno pare, che il giusto sia un certo eguale. E insino a un certo che s’acconsente alle ragioni filosofiche; dove è di tai materie determinatosi nell’Etica, cioè, che cosa e’ sia, e a chi: e confessasi, che e’ si debbe dare il pari alli pari. Ma qui non bisogna ignorare infra quai cose sia il pari e il non pari; perchè tale materia ha dei dubbi, e appartiensene la considerazione alla civile filosofia.

Chè forse qui direbbe uno ch’e’ si dovessino distribuire li magistrati disugualmente secondo la eccellenza di qualsivoglia bene, ancorchè negli altri casi quegli uomini non fussin differenti, ma avessino similitudine; perchè il giusto, e quel che si conviene, è diverso infra quegli che sono diversi. Ma se questo è vero, cotale disuguaglianza nel distribuire li magistrati civili sarà ancora per via del colore e della grandezza o di qual altro si voglia bene a chi v’avanza gli altri per simili conti; anzi tale detto non è ei bugia apparentemente? Che egli è chiaro nell’altre scienze e facoltà, che alli sonatori di flauto, che sieno simili per via dell’arte, non si debbe dare l’eccellenza dei flauti a quei che di loro sieno più nobili, conciossiachè per tale conto e’ non suonino nulla di meglio; anzi si debbon dare i più eccellenti a chi v’avanza l’altro per via di tal arte.