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Civiltà ed arte nell'Agro Chiusino, ecc. 71

tela di Este, da lui descritta, per riprendere in esame tutto il lavoro del Prosdocimi sull’argomento, e, aggiungendovi i fatti nuovi, venire a conclusioni più chiare ed esaurienti.

Riunendo il II e III periodo del Prosdocimi in un solo grande periodo, il secondo propriamente detto veneto o atestino, il Ghirardini distingue tutta la civiltà atestina in tre grandi periodi principali: 1. l’italico; 2. il veneto; 3. il gallico (opera citata, pag. 378-380).

L’italico è contrassegnato dalla civiltà di Villanova e dalle necropoli bolognesi dei fondi Benacci e De Luca; non v’è scrittura, non v’è metallotecnica sviluppata — la ceramica stessa è di forme alquanto rudimentali.

Il periodo veneto, il più importante, corrisponderebbe alla civiltà italica, quale si presenta alla Certosa di Bologna; vi appare la scrittura su stele, placchette (bastoni, oggetti, una scrittura dubbia, euganea, che si riconosce appartenente all’epigrafia greco-italica (ved. tav. 1-VI); si aggiunge un’altra novità, quella delle lamine figurate, che si rannodano con l’arte greca orientale. È particolarità del II periodo il tipo del vaso cinerario; all’urna di Villanova è sostituita la situla riprodotta in terracotta e con graziosa curvatura del vaso.

Nella ceramica si ha l’imitazione dei fittili dal bronzo, con decorazioni fatte per mezzo dell’imbullettatura, o applicazione sui fittili di borchie di bronzo (ved. tav. 25) ad imitazione dei bottoni a sbalzo dei vasi enei, e per mezzo della coloritura a zone rosse e nere alternate (ved. Montelius, La civilisation primitive en Italie. Atlante, tav. 58).

Questo periodo presenta anche progressi nella metallurgia, perchè la suppellettile ornamentale è accresciuta per mezzo delle fibule e delle armille, e inoltre si vedono cinturoni e situle figurate.


VII. — La civiltà e l’arte nell’Agro Chiusino

e a Corneto-Tarquinia.


Nuove analogie con questa condizione di civiltà delle primitive popolazioni italiche ci richiamano ancora oltre Appennino, nella regione fra l’Arno e il Tevere, dove stirpi italiche, e, secondo la tradizione, propriamente le genti umbre, eransi stanziate numerose e prosperanti.

A Poggio Renzo, nell’Agro di Chiusi, furono sco-