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206 DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

E dove Sile e Cagnan s’accompagna Tal signoreggia e va con la testa alta. Che già per lui carpir si fa la rygna «.

Questi versi reruditissimo illustratore del codice non gli ebbe in mente , o non si curò di raffrontarli agli altri in lode del vecchio Gherardo, né agli Aomali d’ Italia. Forse eh’ ei si sa- rebbe avveduto che la profezia dell’uccisione di Kicciardo av- veravasi nel 1312 ; onde il Poeta non poteva , d’ allora in poi , non foss’altro, ricevere né da esso né da’ suoi predecessori al- cuna ospitalità sino al 1319, quando all’illustratore eruditissimo piacque di condurlo in Udine per camparlo dall’ ira di Cane della Scala, dentro il palazzo del Patriarca.

LXVI. Impunemente , osserva l’ eruditissimo illustratore del codice, oion si punge un potente ambizioso; e il talento di Dante inclinato alla satira^ non poteva sperare continuato favore da un uomo della tempra del signor di Verona. Guai al bisognoso, se fra i cenci della povertà s’arrischia di far sentire all’ altero suo protettore la possanza del proprio ingegno ! Ma Dante non seppe usar la moderazione che all’ avversità si conviene; e noi lo abbiamo appreso da un suo celeberrimo concittadino. Francesco Petrarca (Memorand., lib. 2) narra : « che per la contumacia » dell’ indole , e per la libertà del parlare , Dante non poteva » soddisfare alle delicate orecchie , né agli occhi de’ principi » dell’età sua: e che prima da Can della Scala onorato, col- » l’andar del tempo retrocesse, passo passo, finché gliene mancò » affatto il favore. » A noi fu sufficiente l’autorità di tanto uomo per desumere che l’Alighieri s’attirò la disgrazia dello Scaligero, quantunque di altre molte testimonianze avessimo potuto fortifi- carci ^. - Altre molte testimonianze , caso eh’ ei non intenda delle Novelle di Franco Sacchetti e di Cinzie Giraldi , niuno , temo, potrebbe insegnarmele. Certo io non trovo scrittore serio il quale, o negando - e fra questi è il Maffei ’, - o credendo - come fa il Tiraboschi * - l’ira implacabile di Cane della Scala contro al Poeta, abbia fatto mai fondamento fuorché sopra l’a- neddoto nelle opere del Peti arca; onde merita riverenza in- sieme ed esame, perché é di nobile autore, ma tardo ed unico testimonio. L’illustratore del codice, nondimeno, mentre stima che la celebrità del Petrarca sia suggello di verità ad ogni cosa ch’ei narri, gli vitupera d’una mentita, il racconto eh’ ei pur non esamina, e crede con religione. - È vero che il primo ri- fugio, e il primo ostello di Dante fu Cane Grande della Scala, come egli ne fa chiara testimonianza [Paradiso XVIJ, 70); ma quando così cantava il Poeta , era passato il tempo della sua fortuna con quello Scaligero : egli Jinge di predire, quello che già,


1 Paradiso, IX, 49.

2 Prefazione citata al Codice Bario liniano.

3 Verona illustrata, parte I, lih. II.

4 Storia Letteraria, voi. V, pag. 27,


DISCORSO