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ISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 30*7

e Guido e i suoi figliuoli più d’una volta: ’ e nondimeno con- tinuavano a dominarla. Erano quasi tutti educati sino dalla loro gioventù nelle leggi , e andavano a risiedere per alcun tempo da giudici nelle altre città ^ quando tutte, a scansare 1 pericoli degli amori e degli odj cittadineschi, davano ad am- mmistrare le ragioni criminali e civili a’ forestieri , i quali spesso facevano inoltre da consiglieri politici e mediatori fra que’ piccoli Stati , e talor gli occupavano. Fra’ pericoli delle loro risse mortali e le usurpazioni reciproche, i tiranni roma- gnuoli si stavano alle strette fra i Ghibellini potenti di Lom- bardia , e i Guelfi in Toscana che li sollecitavano federati nella contesa fra il Sacerdozio e l’Impero; e dalla quale, finché era indecisa, pendeva il loro potere : e temendo il vincitore , schermivansi da quelle leghe con temperamenti più malagevoli a trattarsi che l’armi.

CL. Per doti sì fatte, Guido da Polenta acquistò e protrasse la Signoria per cinquant’ anni , pur promovendo a una ora le lettere che gii erano domestiche più forse che ad altro tiranno di quella età. Non sopravvisse al Poeta se non per lodarlo sopra la bara, e fare alla sua sepoltura « singolare onore a nullo fatto » da Ottaviano Cesare in qua ; però che a guisa di poeta fu » onorato con l.bri e con moltitudine di dottori di scienzia ^ »

— Gli alzò anche un avello, descritto da chi lo vide, — egre- gio atque eminenti tumulo lapide quadrato et amussìm constrticto, compìurilus insuper egregiis carminihus inciso insignitogue ; *

— quantunque altri n’abbia fatto poi mento al padre del car- dinal Bembo, che nel 1483 lo rabbeUi. Due fiorentini Legati nella provincia dopo dùecent’ anni lo ristorarono, a spese de’ Ra- vennati; e un altro, non è ancor mezzo secolo, lo rifece con magnificenza, meravigliosa a chiunque ne legge la descrizione;* non così a chi lo guarda , e vi trova la vanità degli uomini che per aggiungere i loro miseri nomi ne’ monumenti su’ quali parla l’eternità, li rimutano, e annientano le reliquie grate alla storia. Non prima Dante fu sotterrato che Guido, fuggito o chiamato in Bologna, vi restò esule ; e Ostasio da Polenta, Si- gnore di Cervia, ammazzò l’Arcivescovo loro congiunto ch’era a parte del governo in Ravenna; e il vecchio morì fuggiasco®. Non però i figli suoi si rimasero dall’ opporsi al Legato di Papa Giovanni XXII, che andava a scomunicarvi le ossa di Dante’. Ma Dante non aveva forse potuto ridurre il suo cuore a tanto d’indulgenza da perdonare al vecchio Guido lo studio di non parteggiare fra’ successori di Cesare e di san Pietro, se non


1 Annali di Forlì, pag. 163; e di Cesena, pagg. UlO, 1134.

2 Annali di Cesena, pag. HOT.

3 Cniose dell’Anonimo, Paradiso, XVll, 97-95.

4 Manelti. presso il Mehus, Vita di Dante,

5 Firenze, i780.

6 Annali d’Italia, an. 1322.

7 Qui dietro, sez. XIIL


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