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Una cultura è meglio di due 28


Dopo questa premessa, parte con un centinaio di pagine che con Cantor non c’entrano nulla. La sezione 2 si dilunga sui paradossi di Zenone e su come in realtà non siano stati davvero risolti fino a Cantor, o al massimo a Weierstrass. Racconta di come Aristotele non li avesse davvero confutati ma si fosse limitato a nascondere sotto il tappeto l’apparizione dell’infinito nella matematica.1 Aggiunge poi che una vera soluzione era stata data dagli ellenisti, con il metodo di esaustione ideato da Eudosso e portato al suo massimo splendore da Archimede. La sezione 3 continua a raccontare la storia dell’infinito nella matematica occidentale, arrivando teoricamente fino alla fine del Seicento ma tradendo in realtà l’assunto iniziale della sezione per impelagarsi con Bernhard Bolzano: poco male, perché il lavoro del matematico tedesco venne riscoperto diversi decenni dopo la sua morte e quindi può essere considerato abbastanza astorico.


  1. Qui abbiamo anche un problema storiografico. Tutto quello che conosciamo di Zenone deriva degli scritti di Aristotele, che scrive per confutare quei paradossi. Ora, lo Stagirita naturalmente porta acqua al proprio mulino mettendo in cattiva luce l’Eleatico, ma soprattutto spiega le cose dal proprio punto di vista: non siamo perciò certi che l’argomentazione di Zenone fosse proprio quella.