Pagina:Una sfida al Polo.djvu/266

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260 capitolo xx.

vece bene aperte, in preda ad un’angoscia che fino allora non aveva mai provata.

Dietro di sè udiva sempre il rombo prodotto da una ottantina di zoccoli percuotenti il ghiaccio.

I buoi gli davano una caccia spietata, accanita, colla speranza di fargli fare un bel salto in aria e di ricevere il suo corpo sulle punte delle corna.

Avevano però da fare con un vero campione di corsa, poichè lo studente manteneva la distanza tuffandosi sempre più nel nebbione.

— Se non ci vedo io, non ci vedranno nemmeno loro, — si diceva il fuggiasco, allungando sempre. — Quando troverò l’automobile? —

Ad un tratto si tolse dalle spalle uno dei fucili, si arrestò un momento e scaricò sei colpi dietro di sè, a casaccio, all’altezza d’un metro.

— Ormai mi hanno scoperto, — disse, riprendendo la corsa, — tanto vale quindi a rispondere al signor Gastone. —

Due spari risposero tosto a quella scarica. Il canadese e l’ex-baleniere segnalavano sempre la loro posizione.

Quei colpi erano echeggiati vicinissimi, forse alla distanza di cinque o seicento metri.

Il treno quindi non era lontano e non doveva essere difficile ritrovarlo se gli spari continuavano.

Lo studente si orientò rapidamente, impugnò il secondo fucile e riprese lo slancio urlando:

— Forza, campione di Cambridge!... Batti il récord di Oxford! —

Pareva però che anche i buoi muschiati volessero stabilire il récord polare, poichè non cessavano un istante di galoppare sulle tracce del disgraziato studente.

Avanzavano con un fragore d’uragano, muggendo feroce-