Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/155

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serba cotesti disegni ad altre occasioni". Quest’opera fu tale, come si vede, e di tanta bellezza, sì per la maniera nuova e sì per la dolcezza delle teste che sono in quelle due femine e per la bellezza de’ putti vivi e graziosi, ch’ella fu la più bella in fresco che insino allora fusse stata veduta già mai; perché oltre ai putti della Carità, ve ne sono due altri in aria, i quali tengono all’arme del Papa un panno, tanto begli che non si può far meglio, sanza che tutte le figure hanno rilievo grandissimo e son fatte per colorito e per ogni altra cosa tali, che non si possono lodare a bastanza. E Michelagnolo Buonarroti, veggendo un giorno quest’opera e considerando che l’avea fatta un giovane d’anni 19, disse: "Questo giovane sarà anco tale per quanto si vede, che se vive e seguita porrà quest’arte in cielo". Questo grido e questa fama sentendo gl’uomini di Puntormo, mandato per Iacopo gli fecero fare dentro nel castello sopra una porta, posta in sulla strada maestra, un’arme di papa Leone, con due putti, bellissima, come che dall’acqua sia già stata poco meno che guasta. Il carnovale del medesimo anno, essendo tutta Fiorenza in festa ed in allegrezza per la creazione del detto Leone Decimo, furono ordinate molte feste e fra l’altre due bellissime e di grandissima spesa da due Compagnie di signori e gentiluomini della città, d’una delle quali, che era chiamata il Diamante, era capo il signor Giuliano de’ Medici, fratello del Papa, il quale l’aveva intitolata così per essere stato il diamante impresa di Lorenzo il Vecchio suo padre, e dell’altra, che aveva per nome e per insegna il Broncone, era capo il signor Lorenzo figliuolo di Piero de’ Medici, il quale dico aveva per impresa un broncone, cioè un tronco di lauro secco che rinverdiva le foglie, quasi per mostrare che rinfrescava e risurgeva il nome dell’avolo. Dalla compagnia dunque del Diamante fu dato carico a Messer Andrea Dazzi, che allora leggeva lettere greche e latine nello studio di Fiorenza, di pensare all’invenzione d’un trionfo. Onde egli ne ordinò uno simile a quelli che facevano i Romani trionfando, di tre carri bellissimi e lavorati di legname dipinti con bello e ricco artificio. Nel primo era la Puerizia con un ordine bellissimo di fanciulli, nel secondo era la Virilità con molte persone che nell’età loro virile avevano fatto gran cose, e nel terzo era la Senettù con molti chiari uomini che nella loro vecchiezza avevano gran cose operato, i quali tutti personaggi erano ricchissimamente adobati, in tanto che non si pensava potersi far meglio. Gl’architetti di questi carri furono Raffaello delle Vivuole, il Carota intagliatore, Andrea di Cosimo pittore et Andrea del Sarto, e quelli che feciono et ordinarono gl’abiti delle figure furono ser Piero da Vinci, padre di Lionardo, e Bernardino di Giordano, bellissimi ingegni. Et a Iacopo Puntormo solo toccò a dipignere tutti e tre i carri, nei quali fece in diverse storie di chiaro scuro molte transformazioni degli dii in varie forme, le quali oggi sono in mano di Pietro Paulo Galeotti orefice eccellente. Portava scritto il primo carro in note chiarissime "Erimus", il secondo "Sumus", et il terzo "Fuimus", cioè "Saremo", "Siamo", "Fummo". La canzone cominciava: "Volano gl’anni", etc. Avendo questi trionfi veduto il signor Lorenzo, capo della compagnia del Broncone, e disiderando che fussero superati, dato del tutto carico a Iacopo Nardi gentiluomo nobile e literatissimo al quale, per quello che fu poi, è molto obligata la sua patria Fiorenza, esso Iacopo ordinò sei trionfi per radoppiare quelli stati fatti dal Diamante. Il primo, tirato da un