Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/160

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e quasi nuova maniera, fece parere meschini e poveri tutti gl’altri stati fatti insino allora; e fu cagione che si cominciarono a fare della grandezza che si fanno oggi, leggiadra molto e di manco spesa d’oro. In testa all’orto e vigna de’ frati di S. Gallo, fuor della porta che si chiama dal detto Santo, fece in una cappella, che era a dirittura dell’entrata nel mezzo, un Cristo morto, una Nostra Donna che piagneva e duo putti in aria, uno de’ quali teneva il calice della Passione in mano e l’altro sosteneva la testa del Cristo cadente. Dalle bande erano da un lato San Giovanni Evangelista lacrimoso e con le braccia aperte e dall’altro Santo Agostino in abito episcopale, il quale apoggiatosi con la man manca al pastorale, si stava in atto veramente mesto e contemplante la morte del Salvatore. Fece anco a Messer... Spina, familiare di Giovanni Salviati, in un suo cortile dirimpetto alla porta principale di casa, l’arme di esso Giovanni stato fatto di que’ giorni cardinale da papa Leone, col cappello rosso sopra e con due putti ritti, che per cosa in fresco sono bellissimi e molto stimati da Messer Filippo Spina, per esser di mano del Puntormo. Lavorò anco Iacopo nell’ornamento di legname che già fu magnificamente fatto, come si è detto altra volta, in alcune stanze di Pierfrancesco Borgherini, a concorrenza d’altri maestri, et in particulare vi dipinse di sua mano in due cassoni alcune storie de’ fatti di Ioseffo in figure piccole, veramente bellissime. Ma chi vuol veder quanto egli facesse di meglio nella sua vita, per considerare l’ingegno e la virtù di Iacopo nella vivacità delle teste, nel compartimento delle figure, nella varietà dell’attitudini e nella bellezza dell’invenzione, guardi in questa camera del Borgherini, gentiluomo di Firenze, all’entrare della porta nel canto a man manca, un’istoria assai grande pur di figure piccole, nella quale è quando Iosef in Egitto, quasi re e principe, riceve Iacob suo padre con tutti i suoi fratelli e figliuoli di esso Iacob con amorevolezze incredibili; fra le quali figure ritrasse a’ piedi della storia a sedere sopra certe scale Bronzino, allora fanciullo e suo discepolo, con una sporta, che è una figura viva e bella a maraviglia. E se questa storia fusse nella sua grandezza (come è piccola) o in tavola grande o in muro, io ardirei di dire che non fusse possibile vedere altra pittura fatta con tanta grazia, perfezzione e bontà, con quanta fu questa condotta da Iacopo, onde meritamente è stimata da tutti gl’artefici la più bella pittura che il Puntormo facesse mai. Né è maraviglia che il Borgherino la tenesse quanto faceva in pregio, né che fusse ricerco da grand’uomini di venderla per donarla a grandissimi signori e principi. Per l’assedio di Firenze, essendosi Pierfrancesco ritirato a Lucca, Giovanbattista della Palla, il quale disiderava con altre cose che conduceva in Francia d’aver gl’ornamenti di questa camera e che si presentassero al re Francesco a nome della Signoria, ebbe tanti favori e tanto seppe fare e dire, che il gonfalonieri et i signori diedero commessione si togliesse e si pagasse alla moglie di Pierfrancesco. Per che, andando con Giovambattista alcuni ad essequire in ciò la volontà de’ signori, arivati a casa di Pierfrancesco, la moglie di lui che era in casa, disse a Giovambattista la maggior villania che mai fusse detta ad altro uomo: "Adunque", diss’ella, "vuoi essere ardito tu Giovambattista, vilissimo rigattiere, mercatantuzzo di quattro danari, di sconficcare gl’ornamenti delle camere de’ gentiluomini e questa città delle sue più ricche et onorevoli cose spogliare, come tu