Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/170

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Essendo poi creato il signor duca Cosimo, passata felicemente la cosa di Monte Murlo e messosi mano all’opera di Castello, secondo che si è detto nella vita del Tribolo, sua eccellenza illustrissima per compiacere la signora donna Maria sua madre, ordinò che Iacopo dipignesse la prima loggia, che si truova entrando nel palazzo di Castello a man manca. Per che, messovi mano, primieramente disegnò tutti gl’ornamenti che v’andavano, e gli fece fare al Bronzino per la maggior parte et [a] coloro che avevano fatto quei di Careggi. Di poi rinchiusosi dentro da sé solo, andò facendo quell’opera a sua fantasia et a suo bell’agio, studiando con ogni diligenza, acciò ch’ella fusse molto migliore di quella di Careggi, la quale non avea lavorata tutta di sua mano, il che potea fare commodamente, avendo per ciò otto scudi il mese da sua eccellenza, la quale ritrasse così giovinetta come era nel principio di quel lavoro, e parimente la signora donna Maria sua madre. Finalmente essendo stata turata la detta loggia cinque anni, e non si potendo anco vedere quello che Iacopo avesse fatto, adiratasi la detta signora un giorno con esso lui, comandò che i palchi e la turata fusse gettata in terra. Ma Iacopo essendosi raccomandato et avendo ottenuto che si stesse anco alcuni giorni a scoprirla, la ritoccò prima dove gli parea che n’avesse di bisogno, e poi fatta fare una tela a suo modo, che tenesse quella loggia (quando que’ signori non v’erano) coperta, acciò l’aria, come avea fatto a Careggi, non si divorasse quelle pitture lavorate a olio in sulla calcina secca, la scoperse con grande aspettazione d’ognuno, pensandosi che Iacopo avesse in quell’opera avanzato se stesso e fatto alcuna cosa stupendissima. Ma gl’effetti non corrisposero interamente all’opinione. Perciò che, se bene sono in questa molte parti buone, tutta la proporzione delle figure pare molto difforme, e certi stravolgimenti et attitudini che vi sono pare che siano senza misura e molto strane. Ma Iacopo si scusava con dire che non avea mai ben volentieri lavorato in quel luogo, perciò che essendo fuor di città par molto sottoposto alle furie de’ soldati et ad altri simili accidenti. Ma non accadeva che egli temesse di questo, perché l’aria et il tempo (per essere lavorate nel modo che si è detto) le van consumando a poco a poco. Vi fece dunque nel mezzo della volta un Saturno col segno del Capricorno e Marte ermafrodito nel segno del Leone e della Vergine et alcuni putti in aria che volano come quei di Careggi. Vi fece poi in certe feminone grandi, e quasi tutte ignude, la Filosofia, l’Astrologia, la Geometria, la Musica, l’Aritmetica et una Cerere et alcune medaglie di storiette fatte con varie tinte di colori et apropriate alle figure. Ma con tutto che questo lavoro faticoso e stentato non molto sodisfacesse, e se pur assai, molto meno che non s’aspettava, mostrò sua eccellenza che gli piacesse e si servì di Iacopo in ogni occorrenza, essendo massimamente questo pittore in molta venerazione appresso i popoli, per le molto belle e buon’opere che avea fatto per lo passato. Avendo poi condotto il signor Duca in Fiorenza maestro Giovanni Rosso e maestro Niccolò fiamminghi, maestri eccellenti di panni d’arazzo, perché quell’arte si esercitasse et imparasse dai fiorentini, ordinò che si facessero panni d’oro e di seta per la sala del consiglio de’ Dugento, con spesa di sessantamila scudi, e che Iacopo e Bronzino facessero nei cartoni le storie di Ioseffo. Ma avendone fatte Iacopo due, in uno de’ quali è quando a Iacob è annunziata