Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/224

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erano Iacone, il Piloto orefice et il Tasso legnaiuolo, ma il peggiore di tutti era Iacone, perciò che fra l’altre sue buone parti, sempre nel suo dire mordeva qualcuno di malasorte, onde non fu gran fatto che da cotal compagnia avessero poi col tempo, come si dirà, origine molti mali, né che fusse il Piloto, per la sua mala lingua, ucciso da un giovane; e perché le costoro operazioni e costumi non piacevano agl’uomini da bene, erano, non dico tutti, ma una parte di loro, sempre come i battilani et altri simili a fare alle piastrelle lungo le mura, o per le taverne a godere. Tornando un giorno Giorgio Vasari da Monte Oliveto, luogo fuor di Firenze, da vedere il reverendo e molto virtuoso don Miniato Pitti, abate allora di quel luogo, trovò Iacone con una gran parte di sua brigata in sul canto de’ Medici, il quale pensò, per quanto intesi poi, di volere con qualche sua cantafavola, mezzo burlando e mezzo dicendo da dovero, dire qualche parola ingiuriosa al detto Giorgio. Per che, entrato egli così a cavallo fra loro gli disse Iacone: "Orbè, Giorgio", disse, "come va ella?". "Va bene, Iacone mio", rispose Giorgio; "io era già povero come tutti voi et ora mi truovo tre mila scudi o meglio: ero tenuto da voi goffo, et i frati e preti mi tengono valentuomo; io già serviva voialtri, et ora questo famiglio, che è qui, serve me e governa questo cavallo; vestiva di que’ panni che vestono i dipintori che son poveri, et ora son vestito di velluto; andava già a piedi et ora vo a cavallo, sì che, Iacon mio, ella va bene affatto; rimanti con Dio." Quando il povero Iacone sentì a un tratto tante cose, perdé ogni invenzione e si rimase senza dir altro tutto stordito, quasi considerando la sua miseria, e che le più volte rimane l’ingannatore a’ piè dell’ingannato. Finalmente essendo stato Iacone da una infermità mal condotto, essendo povero, senza governo e rattrappato delle gambe senza potere aiutarsi, si morì di stento in una sua casipola che aveva in una piccola strada o vero chiasso, detto Coda rimessa, l’anno 1553. Francesco d’Ubertino detto Bacchiacca, fu diligente dipintore, et ancor che fusse amico di Iacone, visse sempre assai costumatamente e da uomo da bene; fu similmente amico d’Andrea del Sarto e da lui molto aiutato e favorito nelle cose dell’arte. Fu, dico, Francesco diligente pittore, e particolarmente in fare figure piccole, le quali conduceva perfette e con molta pacienza, come si vede in S. Lorenzo di Fiorenza, in una predella della storia de’ Martiri, sotto la tavola di Giovan Antonio Sogliani, e nella cappella del Crucifisso, in un’altra predella molto ben fatta. Nella camera di Pier Francesco Borgherini, della quale si è già tante volte fatto menzione, fece il Bacchiacca in compagnia degl’altri molte figurine ne’ cassoni e nelle spalliere, che alla maniera sono conosciute come differenti dall’altre; similmente nella già detta anticamera di Giovan Maria Benintendi, fece due quadri molto belli di figure piccole, in uno de’ quali, che è il più bello e più copioso di figure, è il Battista che battezza Gesù Cristo nel Giordano. Ne fece anco molti altri per diversi, che furono mandati in Francia et in Inghilterra. Finalmente il Bacchiacca andato al servizio del duca Cosimo, perché era ottimo pittore in ritrarre tutte le sorti d’animali, fece a sua eccellenza uno scrittoio tutto pieno d’uccelli di diverse maniere e d’erbe rare, che tutto condusse a olio divinamente. Fece poi di figure piccole i cartoni di tutti i mesi dell’anno, che furono infinite messe in opera, di bellissimi panni d’arazzo di seta e d’oro, con tanta industria e diligenza, che